Durante il tirocinio svolto alla scuola dell’infanzia ho avuto la possibilità di riflettere su alcune attività che quotidianamente si svolgono a scuola sotto forma di gioco me che in realtà includono in esse la matematica. Ho visto spesso la maestra della classe in cui ho svolto il tirocinio giocare con alcuni gruppetti di bambini al “gioco dell’oca”. Confrontandomi con lei ho avuto la possibilità di riflettere su quanto sia importante il saper mettersi in gioco di un insegnante per essere in grado di coinvolgere i bambini in giochi all’apparenza fini a se stessi e al puro divertimento ma che in realtà attivano e rinforzano alcune delle capacità dei bambini. Il gioco dell’oca è un tipo di gioco che può essere considerato come un’attività logico-matematica. Infatti i bambini per poter giocare devono essere in grado di tirare il dado riconoscendo la quantità presente sulla faccia, devono, inoltre, contare per poter spostare la loro pedina oltre a sapere riconoscere le figure presenti nelle diverse caselle che compongono il giro. Credo quindi sia importante che all’interno delle scuole dell’infanzia sia presente ogni tipo di gioco in grado di coinvolgere i bambini facendoli non solo divertire ma che possa dar loro la possibilità di accrescere le loro diverse capacità e potenzialità sotto forma di gioco, come per esempio attraverso il gioco dell’oca, le carte, le costruzioni, le forme geometriche etc.
DIDAMATEMATICANDO
venerdì 20 agosto 2010
ORIGAMI
http://it.wikipedia.org/wiki/Origami
Con il termine origàmi si intende l'arte di piegare la carta, questo termine relativamente recente deriva dal giapponese, ori piegare e kami carta. Esistono tradizioni della piegatura della carta anche in Cina, tra gli Arabi ed in occidente. La tecnica moderna dell'origami usa pochi tipi di piegature combinate in una infinita varietà di modi per creare modelli anche estremamente complicati. In genere, questi modelli cominciano da un foglio quadrato, i cui lati possono essere di colore differente e continua senza fare tagli alla carta, ma l'origami tradizionale era molto meno rigido e faceva frequente uso di tagli, oltre a partire da basi non necessariamente quadrate. Alla base dei principi che regolano l'origami, vi sono senz'altro i principi shintoisti del ciclo vitale e dell'accettazione della morte come parte di un tutto: la forma di carta, nella sua complessità e fragilità, è simbolo del tempio shintoista che viene ricostruito sempre uguale ogni vent'anni, e la sua bellezza non risiede nel foglio di carta. Alla morte del supporto, la forma viene ricreata e così rinasce, in un eterno ciclo vitale che il rispetto delle tradizioni mantiene vivo. L'origine degli origami giapponesi è strettamente legata alla religione shintoista e la valenza sacrale della carta è anche testimoniata dal fatto che in giapponese la parola carta e dei si pronunciano entrambe kami: le prime forme di origami, dette go-hei, erano costituite da semplici strisce di carta piegate in forme geometriche e, unite ad un filo o ad una bacchetta di legno, utilizzate per delimitare gli spazi sacri.
A causa dell'estrema semplicità di queste prime forme di piegatura della carta, alcuni fanno invece risalire l'origine dell'origami all'epoca Muromachi (1392-1573), riconducendola alle cerimonie del dono augurale del noshi-awabi ai samurai: questo particolare mollusco, simbolo dell'immortalità, veniva offerto all'interno di un astuccio di carta, che con il passare del tempo divenne piegato in modo sempre più complesso fino ad acquistare dignità di dono in sé.
http://it.wikipedia.org/wiki/Origami
lunedì 16 agosto 2010
TASSELLAZIONI
http://it.wikipedia.org/wiki/Tassellatura
In geometria piana, si dicono tassellature (talvolta tassellazioni o pavimentazioni) i modi di ricoprire il piano con una o più figure geometriche ripetute all’infinito senza sovrapposizioni.
Tali figure geometriche sono spesso poligoni, regolari o non, ma possono avere anche lati curvilinei, o non avere affatto vertici. L’unica condizione che solitamente si pone è che siano connessi ovvero che siano un pezzo unico e non abbiano buchi.
In matematica sono state molto studiate anche le tassellazioni dello spazio dove i tasselli sono solidi.
La regola del parallelogramma avviene quando le tassellature rispettano la regola secondo cui “ esistono due traslazioni indipendenti che mandano la tassellatura in sé stessa”.
Sebbene tale condizione possa sembrare molto restrittiva, è rispettata da quasi tutte le pavimentazioni a cui si possa pensare. Il motivo per cui risulta utile è che permette di confrontare tra di loro tassellature all’apparenza totalmente diverse. Molte delle tassellature a cui viene da pensare sono regolari. Altre tassellature, pur non essendo regolari, vengono mandate in sé stesse da particolari traslazioni (è il caso ad esempio di tassellature composte da bande di lunghezza infinita una accanto all’altra che siano ricoperte ognuna da una stessa tassellatura regolare ma disposte sfalsate tra di loro).
È possibile però realizzare, ed è un risultato a cui i matematici sono arrivati in tempi relativamente recenti, anche tassellature aperiodiche, ovvero tali che nessuna traslazione le mandi in sé. È il caso ad esempio della famosa Tassellatura di Penrose.
In geometria, una tassellatura di Penrose è uno schema di figure geometriche basate sulla sezione aurea, che permette di ottenere una tassellatura di superfici infinite in modo aperiodico. È stata scoperta da Roger Penrose e Robert Ammann nel 1974. I tasselli devono essere uniti rispettando un'unica regola: nessuna coppia di tasselli deve essere unita in modo che formi un singolo parallelogramma. I tasselli possono essere modificati con rientranze e denti in modo da forzare l'applicazione della regola ma la tassellatura ha un aspetto migliore se i tasselli hanno i lati lisci.
Data questa regola esiste una quantità non numerabile di modi per tassellare un piano infinito senza lasciare intervalli o buchi.
Le tassellazioni sono molto presenti nella nostra vita quotidiana, infatti le possiamo ritrovare sia in ambito artistico sia in natura. Per quanto riguarda l’ambito artistico basti pensare all’ Alhambra nel sud della Spagna molto nota grazie alle tassellature che ricoprono le sue pareti.
In natura invece dobbiamo andare a disturbare le nostre amiche api che con i loro alveari si rivelano grandi esperte in questo ambito.
Posso concludere dicendo che le tassellazioni oltre a essere molto belle e affascinanti da guardare fanno bene anche alle nostre papille gustative!!!!
http://it.wikipedia.org/wiki/Tassellatura
mercoledì 11 agosto 2010
AUTOMA

http://it.wikipedia.org/wiki/Automa_(informatica)
Cercando la definizione di automa in internet, ho trovato che esso può essere definito come un dispositivo creato per eseguire un particolare compito e che si evolve in base agli stimoli od ordini ricevuti in ingresso, schematizzati da simboli appartenenti ad un determinato alfabeto. Quindi anche un individuo che agisce in modo meccanico e senza pensare può essere considerato automa. Un esempio alla portata di tutti può essere il videogioco. In molti dei videogiochi è presente un protagonista, che è un personaggio che il giocatore deve guidare attraverso dei comandi (cammina, corri, salta, etc.).
Degli automi abbiamo parlato anche durante le lezioni di matematica 1 durante le quali il prof. Lariccia ci ha fatto sperimentare in prima persona l’essere un automa. Alcune persone sono diventate degli automi con il compito di muoversi seguendo i comandi dati da una compagna. Le istruzioni possibili erano avanti e destra e ogni movimento era costituito da un solo passo.
Questo tipo di esercitazione ha permesso di riflettere su alcun punti, per esempio è stato sottolineato che la persona che deve dare i comandi deve necessariamente pensare a come darli in base a ciò che desidera creare. L’automa invece ha il compito di eseguire, senza domande né pensare.
Ripensare a questo gioco svolto in aula mi ha fatto tornare alla mente TARTA, il cursore di IPLOZERO.
TARTA è un triangolino posto in centro ad una pagina che si muove eseguendo i comandi scritti nella pagina accanto denominata “foglio”, i comandi ovviamente devono essere noti a TARTA alla quale si possono anche eventualmente insegnare nuove tipologie di comandi.
Attraverso TARTA e IPLOZERO è possibile creare una grande quantità e varietà di immagini anche molto complicate come rosoni, bersagli, facce, omini, etc.

http://it.wikipedia.org/wiki/Automa_(informatica)
giovedì 5 agosto 2010
METACOGNIZIONE
La metacognizione è uno strumento di apprendimento mediante il quale si rendono le persone consapevoli del modo in cui affrontano i compiti cognitivi e si insegna a gestire in modo efficace i processi che mettono in atto.
Questo però rende indispensabile che le persone siano informate sulla struttura generale dei diversi tipi di memoria, permettendo loro di conoscere i modi con cui un’informazione viene immagazzinata nella memoria e come essa viene recuperata.
Risulta quindi essere indispensabile insegnare alla persona ad autointerrogarsi sul proprio modo di procedere.
E’ quindi importante imparare, ed insegnare, a porsi delle domande come:
«Sono concentrato?», «Mi sono cominciato a stancare?», «Come faccio a memorizzare gli elementi più importanti?», «Tendo a distrarmi?»…
L’applicazione delle tecniche metacognitive nella didattica hanno riguardato soprattutto l’attenzione, la memoria, la lettura e la scrittura.
Le ricerche in questi ambiti hanno confermato che le prestazioni degli studenti che hanno una buona consapevolezza metacognitiva, in generale, sono migliori poiché il compito viene affrontato con maggior coinvolgimento personale. La variabile emotivo-motivazionale appare quindi avere un ruolo fondamentale, poiché motore di tutto lo stile di funzionamento della persona. Tale variabile si poggia direttamente sulla fiducia nelle proprie capacità di portare a termine con successo delle attività, che prende il nome di autoefficacia. La percezione che si ha della propria autoefficacia può cambiare nel tempo. Ciò avviene grazie ai rinforzi che si ricevono, alle persone che dimostrano di credere nelle abilità dell’altro e dai precedenti successi.
E’ perciò importante nell’insegnamento di queste tecniche il modo con cui l’insegnante trasmette questi concetti.
Non bisogna solo essere dei “trasmettitori di sapere”, ma è vitale riuscire a trasmettere il messaggio, a chi ci sta di fronte, del valore che riveste per se stesso e per gli altri.
Con la metacognizione si stanno introducendo nella didattica e nel lavoro educativo delle novità importanti anche a livello di contenuti, di obiettivi e di abilità che l'alunno troverà utile apprendere ed usare.
L'approccio didattico metacognitivo è senza dubbio lo sviluppo recente più interessante e utile tra quelli originati nell'ambito della psicologia cognitiva e viene applicato attualmente con risultati positivi sia a livello della metodologia didattica rivolta alla generalità degli alunni, sia negli interventi di recupero e sostegno di quelli con difficoltà d'apprendimento.
Dal punto di vista educativo il ruolo della metacognizione consiste nel rilevare che il processo educativo non deve incidere soltanto sulle abilità di base possedute o acquisite, o sui prodotti dell'apprendimento ma soprattutto sulle modalità di comprensione ed utilizzazione delle abilità stesse.
L'obiettivo della didattica metacognitiva è quello di offrire agli alunni l'opportunità di imparare ad interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall'ambiente e di riflettere su questi processi per divenire sempre più autonomi nell'affrontare situazioni nuove. Questo andare al di là della cognizione significa innanzi tutto sviluppare nel soggetto la consapevolezza di quello che sta facendo, del perché lo fa, di quando è opportuno farlo ed in quali condizioni. Molti studi hanno evidenziato con chiarezza come bambini, anche in età scolare, siano capaci di operare riflessioni circa il funzionamento della propria attività cognitiva e sugli eventi mentali più in generale. Così essi, crescendo, maturano una propria "teoria della mente" e una propria sensibilità metacognitiva. Il fatto che età cronologica, sviluppo intellettivo generale e sviluppo metacognitivo siano fortemente connessi costituisce una prima prova intuitiva della rilevanza della metacognizione e pone il problema della relazione esistente fra questi aspetti.
http://www.ilprisma.org/articolo39.htm
http://ospitiweb.indire.it/~noee0001/progetti/metacognizione/introduzione.htm
La metacognizione è uno strumento di apprendimento mediante il quale si rendono le persone consapevoli del modo in cui affrontano i compiti cognitivi e si insegna a gestire in modo efficace i processi che mettono in atto.
Questo però rende indispensabile che le persone siano informate sulla struttura generale dei diversi tipi di memoria, permettendo loro di conoscere i modi con cui un’informazione viene immagazzinata nella memoria e come essa viene recuperata.
Risulta quindi essere indispensabile insegnare alla persona ad autointerrogarsi sul proprio modo di procedere.
E’ quindi importante imparare, ed insegnare, a porsi delle domande come:
«Sono concentrato?», «Mi sono cominciato a stancare?», «Come faccio a memorizzare gli elementi più importanti?», «Tendo a distrarmi?»…
L’applicazione delle tecniche metacognitive nella didattica hanno riguardato soprattutto l’attenzione, la memoria, la lettura e la scrittura.
Le ricerche in questi ambiti hanno confermato che le prestazioni degli studenti che hanno una buona consapevolezza metacognitiva, in generale, sono migliori poiché il compito viene affrontato con maggior coinvolgimento personale. La variabile emotivo-motivazionale appare quindi avere un ruolo fondamentale, poiché motore di tutto lo stile di funzionamento della persona. Tale variabile si poggia direttamente sulla fiducia nelle proprie capacità di portare a termine con successo delle attività, che prende il nome di autoefficacia. La percezione che si ha della propria autoefficacia può cambiare nel tempo. Ciò avviene grazie ai rinforzi che si ricevono, alle persone che dimostrano di credere nelle abilità dell’altro e dai precedenti successi.
E’ perciò importante nell’insegnamento di queste tecniche il modo con cui l’insegnante trasmette questi concetti.
Non bisogna solo essere dei “trasmettitori di sapere”, ma è vitale riuscire a trasmettere il messaggio, a chi ci sta di fronte, del valore che riveste per se stesso e per gli altri.
Con la metacognizione si stanno introducendo nella didattica e nel lavoro educativo delle novità importanti anche a livello di contenuti, di obiettivi e di abilità che l'alunno troverà utile apprendere ed usare.
L'approccio didattico metacognitivo è senza dubbio lo sviluppo recente più interessante e utile tra quelli originati nell'ambito della psicologia cognitiva e viene applicato attualmente con risultati positivi sia a livello della metodologia didattica rivolta alla generalità degli alunni, sia negli interventi di recupero e sostegno di quelli con difficoltà d'apprendimento.
Dal punto di vista educativo il ruolo della metacognizione consiste nel rilevare che il processo educativo non deve incidere soltanto sulle abilità di base possedute o acquisite, o sui prodotti dell'apprendimento ma soprattutto sulle modalità di comprensione ed utilizzazione delle abilità stesse.
L'obiettivo della didattica metacognitiva è quello di offrire agli alunni l'opportunità di imparare ad interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall'ambiente e di riflettere su questi processi per divenire sempre più autonomi nell'affrontare situazioni nuove. Questo andare al di là della cognizione significa innanzi tutto sviluppare nel soggetto la consapevolezza di quello che sta facendo, del perché lo fa, di quando è opportuno farlo ed in quali condizioni. Molti studi hanno evidenziato con chiarezza come bambini, anche in età scolare, siano capaci di operare riflessioni circa il funzionamento della propria attività cognitiva e sugli eventi mentali più in generale. Così essi, crescendo, maturano una propria "teoria della mente" e una propria sensibilità metacognitiva. Il fatto che età cronologica, sviluppo intellettivo generale e sviluppo metacognitivo siano fortemente connessi costituisce una prima prova intuitiva della rilevanza della metacognizione e pone il problema della relazione esistente fra questi aspetti.
http://www.ilprisma.org/articolo39.htm
http://ospitiweb.indire.it/~noee0001/progetti/metacognizione/introduzione.htm
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